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Domus Aventino, apre a Roma la “Scatola archeologica”

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Da venerdì 7 maggio 2021, dopo quattro anni di scavi, apre al pubblico la Scatola archeologica della Domus Aventino. Si tratta di un progetto articolato, unico nel suo genere, che coniuga archeologia, architettura e tecnologia, dando vita al primo sito museale all’interno di un complesso residenziale.

Nel 2014 gli scavi per il consolidamento antisismico dell’immobile, iniziati da Bnp Paribas Real Estate, sotto la direzione della Soprintendenza speciale di Roma, hanno consentito di riportare alla luce importantissimi ritrovamenti.

Dai primi terrazzamenti nel banco di tufo si è svelata una sontuosa dimora che, dall’età tardo repubblicana a quella medio imperiale, ha subito continue trasformazioni.

Il viaggio inizia nell’VII secolo A.C. , poco dopo la fondazione di Roma, con i resti di una torre di guardia e la testimonianza della costruzione del primo circuito di mura difensive. Quattrocento anni dopo, una massa di terra e detriti – il più grande deposito di questo tipo mai rinvenuto nella Città Eterna – cambia per sempre la conformazione dell’area: privato delle sue naturali asperità e trasformato in una vasta terrazza, il sito dell’Aventino è pronto ad accogliere case e ville. Risale alla metà del II secolo D.C. la prestigiosa domus che vedremo evolversi nell’arco di altri 500 anni, tra i grandi eventi della storia e il mutare delle mode.

Possiamo identificarne le camere da letto e le sale di rappresentanza, i magazzini e i giardini. Sei pavimenti diversi, che gli archeologi hanno rinvenuto in strati sovrapposti, mostrano come all’incirca ogni 30 anni la casa venisse ristrutturata per adattarsi ai cambiamenti del gusto e alle nuove necessità. Motivi geometrici e decori vegetali, bianco e nero e policromie vivaci si alternano in un vasto repertorio di mosaici, mentre tracce di intonaco dipinto hanno permesso di ricostruire le eleganti pitture murali di un tempo.

Grazie alle ricostruzioni multimediali ammiriamo la Domus dell’Aventino nei diversi momenti della sua lunga vita, completa di affreschi e suppellettili. E per i più esperti, una rarità arrivata dagli scavi: i muri di età antonina costruiti in pisé, una particolare terra battuta rinvenuta dagli archeologi al posto dei comuni conglomerati cementizi.

Verrà così presentato un percorso straordinario dove vengono illustrati i reperti così come sono stati ritrovati. Il tutto arricchito di un racconto con un allestimento multimediale curato da Piero Angela e Paco Lanciano, che si avvale di video mapping e proiezioni.

Le visite alla Scatola archeologica della Domus Aventino, curate da Cooperativa archeologia, avranno una durata di 60 minuti circa e saranno realizzate in italiano il primo e il terzo venerdì del mese. Per rispettare le direttive per il distanziamento e la tutela della salute, le visite saranno per gruppi di 6 persone, attraverso un percorso accessibile ai disabili motori con minime limitazioni. Prenotando un intero turno per 6 persone sarà possibile organizzare visite in inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo, cinese e giapponese.

I biglietti avranno un costo di 11 euro per il pubblico adulto, di 8 euro per i visitatori dai 12 ai 17 anni e per i cittadini dell’Unione europea dai 18 ai 25 anni, l’accesso è gratuito per i bambini sotto i 12 anni e i disabili con accompagnatore. Prenotazione e acquisto dei biglietti saranno esclusivamente online sul sito internet.

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