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Gillo Pontecorvo. Un viaggio nella memoria del grande regista. In mostra a Roma

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A dieci anni dalla scomparsa, la Mostra ‘Gillo – Cinema, utopie, battaglie e passioni di Gillo Pontecorvo’ è un viaggio nella vita di un grande viaggiatore, di cui racconta le molteplici vite: regista, ma anche eccezionale organizzatore culturale, militante politico, partigiano, musicista, cultore del tennis e di botanica…E uomo instancabile di relazioni: professionali, affettive, amicali.

Dove: Teatro dei Dioscuri al Quirinale, via Piacenza 1, Roma

Quando: dal 20 ottobre fino all’11 dicembre 2016. Aperta da Lunedì a Sabato, ore 10-18. Domenica chiuso.

Ingresso gratuito. 

Nel decimo anniversario della scomparsa, la mostra su un genio del cinema italiano e mondiale. I film fatti e quelli non realizzati, le sue molte vite, gli incontri con i protagonisti dello spettacolo, della cultura, della politica del ‘900.Le sue passioni e visioni. In 400 fotografie, filmati e documenti inediti, un  maestro da scoprire.

Dieci anni fa, il 12 ottobre 2006, scompariva Gillo Pontecorvo, uno dei maestri del cinema italiano, e mondiale; una figura esemplare e insieme singolare di quest’arte, anzi: unica. Pontecorvo lasciava nell’immediato un giudizio indiscutibile, e un paradosso: è stato uno dei cineasti più influenti del secolo; è stato anche uno dei registi meno prolifici della storia, con appena sei titoli realizzati tra il 1957 e il 1979 (cioè nel cuore della sua filmografia). Ma questi film sono di importanza capitale, e tra essi alcuni, legati alla memoria e allo sguardo di milioni di spettatori, sono divenuti proverbiali, quasi delle parole a sé stanti: Kapò, La battaglia di Algeri, QueimadaPontecorvo non lasciava al mondo solo dei capolavori, ma un’influenza forte e tutt’ora continua su generazioni di cineasti, un’influenza seminale riconosciuta da maestri (si pensi alla stima di cui gode negli Stati Uniti) fino a giovani che iniziano oggi la propria avventura nel cinema.

È l’ingresso in un laboratorio del XX secolo, di esperimenti, idee, proposte di futuro. E il tentativo di raccontare il mistero e il perché del regista di un pugno di film, che continua a seminare cinema nel mondo.

La mostra

L’esposizione è promossa e organizzata dal MiBACT – Direzione Generale Cinema, Regione Lazio, ABC Arte Bellezza Cultura, Istituto Luce-Cinecittà, Associazione Gillo Pontecorvo, in collaborazione con Casa del Cinema, Centro Sperimentale di Cinematografia, Museo Nazionale del Cinema di Torino, con l’organizzazione generale di Costruire Cultura.

È curata da Claudio Libero Pisano, con la collaborazione di Simone Pontecorvo.

Il percorso espositivo segue un andamento non lineare, ma analogo e ‘a palinsesto’ al corso delle tappe di vita di Pontecorvo, attraverso un racconto intessuto con 400 fotografie – di cui moltissimi gli inediti – provenienti dall’Archivio Pontecorvo, e dall’Archivio Luce e del Museo Nazionale del Cinema di Torino, e sorprendenti filmati inediti, documenti, e testi che attraverso le parole di Gillo e di chi di lui ha scritto, connettono le diverse sezioni della mostra. Sezioni che seguono una serie di ‘voci’ ideali, che sono Infanzia, Apprendistato (con immagini straordinarie dei suoi incontri e avventure da esule, in seguito alle leggi razziali del 1938, a Parigi e poi a Saint Tropez, accanto a figure come Sartre, Picasso, Berlinguer… la pratica da professionista del tennis, il sogno di diventare musicista – una passione perenne che sarà fondamentale per il suo cinema – l’avvicinamento alla politica. Un vero e personale romanzo di formazione nel, e del Novecento), Resistenza (con testimonianze e foto del suo impegno attivo tra Lombardia e Piemonte, sotto il nome di battaglia di Barnaba).

Una parte straordinariamente ricca e centrale è quella del binomio Film realizzatiFilm non realizzati. Pontecorvo è stato regista di un corpus di film imprescindibile, titoli visti e amati nel mondo. Di quest’opera si troveranno memorie, provini (tra cui quelli per selezionare la protagonista di Kapò, dove emerge un filmato con Claudia Cardinale – che non partecipò al film –  sorprendente) testi originali, lettere, scatti inediti dei set: un’immersione dentro una grande storia di cinema, mentre viene realizzata.

Ma Pontecorvo è anche l’autore di un numero non precisabile, avvincente e spesso poco conosciuto di film non realizzati: progetti inseguiti, scritti, studiati, preparati, e poi abbandonati, attesi, respinti, lasciati andare. Amati e non portati a termine con la stessa dominante passione di un autore che fece sempre e solo i film che voleva.

Di questa parte ‘sommersa’ dell’opera di Pontecorvo la mostra dà un risalto senza precedenti, e fa toccare con mano il laboratorio ideale e pratico del suo cinema.

Il visitatore può così imbattersi in istantanee e parole su un progetto di film sulla figura di Cristo, ‘I tempi della fine’; o un film intitolato ‘Magia’ per il quale Pontecorvo sperimentò l’LSD. Un film propostogli a sorpresa da Marlon Brando sui Sioux, poi abbandonato per volere della produzione americana, ma grazie al quale Pontecorvo visse per un mese presso una riserva indiana. Un film sull’arcivescovo Romero ucciso in Salvador. Un progetto sulla Mafia, agli inizi degli anni ’80, dopo averne parlato con Giovanni Falcone; un film sul subconscio umano… Un diorama di cinema potenziale, di cui si possono ammirare folgoranti momenti, come l’audio di una conversazione telefonica tra Gillo e Brando, le apparizioni in foto di Nastassja Kinski e Francesca Neri per un provino, una ‘sciata’ su un balcone newyorchese insieme a Jerzy Kosinsky, il mitico scrittore di Oltre il giardino e di quell’Uccello dipinto da cui trarre un film. Poi non realizzato. E tanto altro ancora.

Una galleria che regala un ritratto più completo, e inedito, per capire il mondo, un metodo e la tensione utopistica del regista. E una sollecitazione a uno sguardo nuovo sul suo cinema, una nuova fonte per discutere e rivedere un autore che ha ancora molto da far scoprire e interrogare.

Il percorso si completa con il Gillo pubblico, una visione del suo molteplice, fertile intervenire nel dibattito culturale, e sociale. Nel più profondo senso di intellettuale, Pontecorvo non ha mai scisso l’opera creativa dall’operato culturale – come, basti dire, nell’esperienza di direttore del Festival di Venezia, memorabile per esiti e provocazioni di movimento. Al modo in cui i suoi film irrompevano e creavano una discussione pubblica, così il suo ruolo pubblico si risolveva spesso in atti creativi e spinta ideale. Come tanti progetti di futuro.

Un esempio tra tanti, le due foto con un Leone d’Oro. Quello vinto per La battaglia di Algeri, e quello alla Carriera consegnato da Pontecorvo a Steven Spielberg. In questa sezione è il vertice dello spettacolo, degli incontri con un mondo di personalità diverse, di cultura, a fare da protagonista. 

Un percorso espositivo quindi eterogeneo, sofisticato e contemporaneo, pieno di oggetti di bellezza e di idee, immagini e parole. Opere e proposte, e tantissimi incontri, persone, passioni.Una mostra che segue il flusso di una vita, non solo di un regista, da conoscere e scoprire ancora. E che racconta le utopie concrete di un secolo, e del nostro tempo.

Una vita che somiglia molto a un lasciapassare, datato 7 maggio 1945 e timbrato dal CLN, non presente nella mostra ma con un testo esplicito: ‘Il signor Gillo Pontecorvo è autorizzato a circolare liberamente in qualsiasi ora del giorno e della notte, ed in qualunque luogo’. Sembra che Pontecorvo, prima e dopo, abbia sempre portato con sé quel foglio. Questa mostra ci racconta il suo viaggio.

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