I Mercati di Traiano riaprono con una grande mostra per la scelta del personaggio, per le opere esposte , per l’allestimento, degna del luogo che la ospita. È stata ideata in occasione del bicentenario della morte di Napoleone, 5 maggio 1821, un anniversario importante anche per Roma annessa all’impero francese dal 1809 al 1814, considerata per volontà di Napoleone la città seconda solo a Parigi.
La mostra, che doveva aprire a dicembre, affronta un tema che era “nelle nostre corde”, confessa Claudio Parisi Presicce che l’ha curata, insieme a Massimiliano Munzi, Simone Pastor e Nicoletta Bernacchio, precisando le tre linee guida che sono state seguite. Un progetto complesso a cominciare dal rapporto di Napoleone con il mondo classico, suo modello di riferimento costante, per passare a quello con Roma e con il suo mito. La relazione con i Mercati di Traiano è del tutto evidente.
Nel 1811 il governo napoleonico avviò la sistemazione del settore centrale della Basilica Ulpia e la valorizzazione della Colonna Traiana al tempo “infilata in una fossa maleodorante”, precisa Nicoletta Bernacchio. Un monumento che sarà preso a modello per la realizzazione fra il 1806 e il 1810 a Parigi della C0lonna Vendôme, che celebra la vittoria della Grande Armée nella battaglia di Austerlitz (1805) garantendo a Napoleone il dominio sull’Europa. Il progetto venne affidato agli architetti Giuseppe Valadier e Giuseppe Camporese. Bisognava isolare la colonna e demolire gli edifici che occupavano l’area, fra cui il Monastero dello Spirito Santo e il Conservatorio di Sant’Eufemia, sede di un orfanotrofio per bambine abbandonate, le “Zitelle Sperse”.
In un primo momento si pensò di allestire una piazza ellittica, ma in seguito alla scoperta di reperti di valore nel settore della Basilica Ulpia e per motivi economici, venne adottato un nuovo progetto elaborato dal giovane architetto ticinese Pietro Bianchi (cui si deve piazza del Plebiscito a Napoli), che venne portato a termine dal governo pontificio al ritorno dalla Francia di Pio VII (in mostra il busto dei Musei Capitolini). Venne così realizzato un “Museo di rovine” un’area archeologica recintata che diventerà meta dei viaggiatori del Grand Tour. Il cosiddetto “Recinto Pontificio” è il primo esempio moderno di esposizione archeologica all’aperto. I grandi reperti, come le statue dei Daci, trovate durante gli scavi, sono conservate nel Museo dei Mercati di Traiano e ora vengono riunite per la prima volta con quelle dei Musei Vaticani. Sono tra i pezzi forti della mostra. Esposti, in prestito dall’Accademia di San Luca, i progetti di Valadier e Camporese, i loro ritratti opera di Wicar e il busto di Bianchi di Tenerani.
Napoleone inviò a Roma anche architetti ed artisti per preparare il Quirinale a divenire una reggia imperiale. La Galleria di Alessandro VII Chigi, uno spazio immenso di 74 metri di lunghezza al piano nobile venne suddiviso da Raffaello Stern in tre sale, la Sala Gialla, la Sala di Augusto o del Trono e la Sala degli Ambasciatori tamponando i tredici finestroni che davano sul cortile d’onore per farne l’appartamento di Maria Luisa. Ma a Roma, città che ammirava moltissimo, Napoleone non arrivò mai. Una ferita che ricordava anche nell’esilio di Sant’Elena.
Roma dunque come modello, come mito. La sua storia, le sue vicende politiche, la sua religione, la sua letteratura, i suoi eroi sono esempi a cui rifarsi. Le libertà repubblicane all’inizio, i valori imperiali poi. L’ammirazione prima per Augusto poi per Costantino, il pacificatore. Ma ancora più indietro Napoleone si proponeva come erede dei grandi condottieri del passato, romani e greci. “L’unica via per noi di diventare grandi e, se possibile, insuperabili, è l’imitazione degli antichi”, diceva Winchelmann, il teorico del neoclassicismo, il movimento culturale che domina l’Europa del tempo.
L ‘esposizione ha inizio nella Grande Aula con un’installazione suggestiva e inattesa. Da un lato una fila di cipressi, di fronte una parete specchiante che rimanda l’immagine. E una voce ben impostata che racconta la storia. “Cesare, Alessandro, Annibale… Babilonia…la mia fortuna sarebbe stata Roma…” E’ il richiamo visivo all’intenzione dei francesi di creare anche a Roma, come a Parigi, spazi verdi urbani, ammodernando la città. L’allestimento si riferisce a un episodio curioso legato a Antonio Canova il grande artista che non gli perdonava la fine di Venezia e la razzia di opere d’arte. Che riuscirà in gran parte a riportare in Italia. Nel 1802 durante una seduta di posa l’imperatore avrebbe chiesto all’artista: “E voi a Roma piantate alberi per le vie e per le piazze, come noi?” E Canova: “A Roma noi piantiamo obelischi”.
Dopo questo preludio il percorso espositivo punteggiato da un centinaio di opere si snoda lungo gli ambienti laterali a pianterreno e al piano superiore attraverso tre macro sezioni introdotte da pannelli informativi bilingue, mappe e riferimenti temporali, fra sculture, dipinti, stampe, medaglie, matrici, e oggetti di valore storico provenienti dalle collezioni capitoline e da importanti musei italiani e stranieri.
Si comincia dalla formazione a Brienne del giovane cadetto che si nutre di riferimenti culturali dell’antico. Fra i pezzi in mostra il bronzo di “Alessandro Magno a cavallo” proveniente dal Museo Archeologico di Napoli e dal Louvre il grande bronzo di Lorenzo Bartolini che raffigura “Napoleone I Imperatore” ritratto all’antica con corona d’alloro e le fattezze di un imperatore romano, l’”Augusto” dei Musei Capitolini e la copia moderna del cosiddetto “Annibale” del Quirinale. Il confronto è con gli eroi, con i santi, i taumaturghi e i re francesi del medioevo. Ed ecco di Gros “Il generale Bonaparte visita gli appestati di Jaffa” in una incisione di Masson proveniente da Ajaccio.
La seconda macrosezione è dedicata al rapporto di Napoleone con l’Italia, con Roma e il papato in particolare, mentre la tersa si focalizza sulla ripresa di modelli antichi nell’arte e nell’epopea napoleonica. Come l’aquila romana emblema di Roma fin dal tempo dei re e poi con Caio Mario quando diventa un “signum”, ovvero l’essenza stessa di una legione. Anche dopo la caduta dell’ Impero Romano d’Occidente rimane come simbolo degli Imperatori d’Oriente e poi di quelli del Sacro Romano impero da Carlo Magno in poi. Simbolo del potere imperiale viene assunta da Napoleone per adornare i pennoni e le bandiere di guerra, da difendere a tuti i costi. In mostra in bronzo dorato l’Aquila del 7° Reggimento di cavalleria leggera – Ussari dal Musée de l’Armée di Parigi
Tanti i riferimenti all’antico nella Campagna d’Egitto che fu militare e culturale insieme, raccontata da stampe, bronzi. “Soldati, dall’alto di queste piramidi, quaranta secoli vi guardano” dice Napoleone all’Armata d’Egitto prima della Battaglia delle Piramidi. E l’ammirazione va anche a Alessandro il re macedone che dopo aver annesso l’Egitto si era spinto sempre più a est per entrare a Babilonia e spingersi fino alla Valle dell’Indo. In mostra cinque delle diciassette lastre in gesso che compongono il fregio con “Il Trionfo di Alessandro Magno a Babilonia” nella versione conservata nei Musei Civici di Pavia. L’ opera originale, considerata il capolavoro dello scultore danese Bertel Thorvaldsen, si trova al Quirinale nella Sala delle Dame allestita con gusto neoclassico da Raffaello Stern.
A chiudere, al piano superiore, il quadro emblema dell’ideologia imperiale. E’ di Gérard, 1805, viene da Ajaccio “Napoleone con gli abiti dell’incoronazione”. Ogni elemento, ogni particolare è simbolo della nuova dinastia . Come le api ricamate in oro sul mantello di velluto color porpora, ispirate alle spille in forma d’ape rinvenute nella tomba di Childerico, capostipite dei Merovingi, sepolto a Tournai . Non più i gigli come i reali della dinastia borbonica, non il blu, ma il rosso porpora, non la cattedrale di Reims per l’incoronazione, ma Notre-Dame a Parigi.
Roma, via Quattro Novembre 94. Orario: dal lunedì al venerdì dalle 9,30 alle 19.30, fino al 30 maggio.
Prevendita consigliata, turni d’ingresso contingentati . Misure di sicurezza secondo le norme .
Informazioni : tel. 060608 e www.mercatiditraiano.it