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Cross the Streets – 40 anni di street art e writing in mostra

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“La strada osserva. La strada governa […] Scegliere la creatività a discapito della criminalità è una posizione che incentiva l’arte, la musica e lo sport. La rivoluzione avviene quando la strada entra nel museo e il museo si trasferisce nella strada. Chi sopravvive alla strada governa il mondo!”

Così scrive all’interno del catalogo Paulo von Vacano, curatore della mostra Cross the Streets che si è inaugurata lo scorso sabato 6 maggio presso la sede del MACRO di via Nizza. Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Regione Lazio, ideata e prodotta da Drago, in collaborazione con Nufactory, Progetto ABC Arte Bellezza Cultura della Regione Lazio e con il supporto di Zètema Progetto Cultura.

La mostra, inaugurata il 6 maggio e che rimarrà aperta al pubblico fino al 1 ottobre, muove le basi dai concetti fondamentali della ricerca di Paulo von Vacano sull’unica avanguardia artistica e culturale in grado di riunire gioventù, periferie e minoranze della globalizzazione; che si traduce nel progetto Cross the Streets con l’intenzione di indagare a livello globale “la potenza e la fascinazione di questa multimedialità estrapolandone le linee guida, i pionieri mondiali, i fenomeni di costume da essa generati e, a livello locale, la storia del graffitismo romano”.

L’allestimento su due piani propone il fenomeno dell’arte urbana sotto diversi punti di vista. Writing a Roma, 1979-2017 è dedicata al rapporto speciale che lega Roma al writing fin da quando la Galleria La Medusa ospitò per la prima volta una mostra di graffiti organizzata fuori dagli Stati Uniti. In questo spazio sono raccolte opere di Lee Quinones e Fab 5 Freddy, oltre a lavori di artisti come Napal e Brus, Jon e Koma. La sezione Street Art Stories è dedicata alla nascita e all’evoluzione del fenomeno della street art attraverso artisti come WK Interact, Shepard Fairey aka Obey the Giant. Presente anche una testimonianza fotografica di Stefano Fontebasso De Martino dell’intervento di Keith Haring su Palazzo delle Esposizioni nel 1984, cancellato in occasione dell’arrivo di Gorbaciov nel ’92. Altre opere di artisti simbolo del movimento sono quelle di Daim, Chaz Bojourquez, Evol, Diamond, Lucamaleonte, JBRock.

Photo credit: Simon d’Exéa